Nafta
Giacomo Toni | 2017 | LP | CD| DIGITALE
“Nafta” si pone l’obbiettivo di rappresentare lo scintillio della provincia contemporanea. L’unica cosa che chiediamo è di dare una possibilità alla musica eterosessuale”. Questa la carta d’intenti del nuovo lavoro discografico di Giacomo Toni, in uscita il 27 ottobre per Brutture Moderne. L’inventore del piano-punk, il cantautore nichilista innamorato dello smog, il difensore dell’etica dei centri massaggi cinesi e l’altra metà del progetto “Gli Scontati” torna sulle scene ad un anno di distanza dall’estemporaneo 45 Giri pubblicato da L’Amor Mio Non Muore.
Sesso, droga e motori… questo lo scenario di “Nafta”, un disco maturato Leggi tutto
Un album sporco, grezzo, verace… un disco per gente che legge le pagine motori della Gazzetta dello Sport, seduti all’esterno di un bar di provincia, sorseggiando un bianco frizzante alle 9:00 del mattino. Nessun suono di plastica, ma si ode chiaramente il suono delle trivelle, e dei rombi di marmitte. Una serie di storie che raccontano le vicissitudini di diversi personaggi che si possono incontrare in qualsiasi provincia italiana. Ad accompagnare Giacomo, una serie di ottimi musicisti come Alfredo Nuti dal Portone, Roberto Villa, Marcello Detti, Daniele Marzi e Gianni Perinelli e la sapiente direzione di Franco Naddei (Francobeat).
Qui si rappresenta la miseria e lo squallore con gli strumenti del lusso: il pianoforte i sassofoni, i tromboni…
“Ho visto e vissuto per tre anni dentro ai miei bar, quel paesaggio sonoro che andavo cercando. Lo stacco che c’è tra quel che vedo con i miei occhi e quello che sento nella produzione delle canzoni contemporanee, è grande. Ho sentito il bisogno di combattere l’utilizzo deliberato del Kitsch in un panorama musicale servile, enfatico e svenevole. Avevo bisogno di ascoltare qualcosa di non interessato, ero saturo di sentimenti altrui nel progetto “Gli Scontati”, provavo noia per le canzoni d’amore generazionali esistenzialiste. Volevo che fosse palese il distacco dai cantautori da “Bocca di rosa” e da quelli del cosiddetto indie dai quali ho il dovere di distaccarmi per creare veramente un’alternativa”
(Giacomo Toni)
NOTE DI PRODUZIONE (a cura di Franco Naddei)
Giacomo Toni, la nafta ed il piano punk.
Giacomo l’ho visto crescere, l’ho visto suonare, ci ho suonato assieme. Quando mi ha chiesto di fare il “produttore artistico” del suo nuovo lavoro non ho avuto dubbi. La chiave era proprio questa definizione che si era dato quasi per gioco: piano-punk. Ho sempre trovato interessante il sound che lui aveva dal vivo con la sua band e spesso mi ci son trovato in mezzo con tutti gli annessi e connessi. Parti suonate d’istinto, rumore e gioco. Non è semplice imprimere qualcosa che nasce da un momento unico in un supporto che unico più non è. E’ sottile la differenza tra scelte di maniera, o di moda, e scelte nate dall’osservazione attenta di un artista.
Il disco è stato registrato come un live, discutendo degli arrangiamenti con la stessa rapidità che poteva essere concessa al soundcheck prima di suonare e tutto è stato ridotto a 9 tracce passate su nastro perché quella pasta che ti viene imbocca dopo 9 birre lui ce l’ha dopo nove passaggi di suoni ed improperi. Istintivi lui, la sua band ed io con loro. Giacomo nel suo ambiente naturale che è il caos del live, rivela le capacità interpretative delle cose da lui stesso scritte e le rende vive più di quanto si possa pensare ascoltandolo con orecchio distratto al bancone del bar. Nei concerti tutto passa, nei dischi puoi tornare indietro, riascoltare, e se vuoi analizzare anche le più piccole sfumature di come sono stati cantanti i versi e come sono state suonate le note. Una cosa che non puoi registrare, ma noi lo abbiamo fatto lo stesso ed il risultato è quello che avete nelle mani, nelle orecchie e, vostro malgrado, anche nel cuore.
Nafta è una aggressione a mano armata, anzi direi a parola armata. Suona ruvido, imperfetto e violento. A tratti è anche fastidioso, ma è la natura di queste canzoni che sono nate sul palco davanti alla gente ignara di tutto. Il mio lavoro è stato restituire tutta l’autenticità di queste composizioni per mostrarle senza filtri e forse a volte addirittura esagerandone i difetti, perché i difetti sono più affascinanti e si fanno volere più bene della plastica di cui siamo sommersi. Un disco fuori dal coro, nelle liriche e nel suono perché abbiamo totale fiducia nella verità.